La personalità di un individuo è data dall’insieme di caratteristiche, o tratti stabili, che ciascuno possiede e che lo caratterizzano nella vita quotidiana in condizioni ordinarie. Esempi di questi tratti stabili sono il tratto dipendente, il tratto ossessivo, il tratto della sospettosità, il tratto narcisista o della seduzione.
Assumendo che il tratto sia una dimensione continua, ne consegue che i Disturbi della Personalità (DP) si instaurano quando uno specifico tratto di base assume caratteristiche abnormi, si presenta in maniera eccessiva o troppo rigida e inflessibile oppure in tutte le circostanze della vita. Ad esempio, alcuni soggetti tendono sempre a dipendere dagli altri mostrando grande difficoltà nel riconoscere e nell’esprimere il proprio punto di vista; altri, invece, sono sempre volti a raggiungere grandi mete nella vita tanto da perdere di vista tutto ciò che concerne il piacere.
I Disturbi di Personalità (DP) possono essere considerati quindi come varianti patologiche della personalità normale.
DP BORDERLINE. Si tratta, fondamentalmente, di un disturbo della regolazione delle emozioni, ovvero della capacità a gestire in modo funzionale esperienze emotive negative e spiacevoli, che conduce ad una instabilità non solo delle emozioni stesse, ma anche dell’identità, dei comportamenti e delle relazioni con gli altri. È così che tali pazienti spesso cambiano umore con molta facilità e possono addirittura provare emozioni contrastanti nello stesso momento. Lamentano il fatto di non sapere più “chi sono” o “cosa vogliono”, mostrando grande difficoltà nell’esprimere le proprie scelte, le proprie preferenze e assumendo un ruolo diverso a seconda del contesto e della situazione in cui si trovano. Molto spesso la sofferenza sperimentata si traduce in comportamenti impulsivi (suicidio o gesti autolesivi, come tagliarsi, procurarsi delle bruciature) o in altre attività dannose per il soggetto (ad esempio abbuffate, abuso di sostanze, guida spericolata). I rapporti con gli altri sono estremamente problematici, quasi sempre falliscono o, comunque, risultano emotivamente distruttivi. Nello specifico, il soggetto si percepisce in modo critico, severo e le due rappresentazioni di sé maggiormente ricorrenti sono quelle del sé indegno (sono sbagliato, non valgo nulla, sono cattivo), e del sé vulnerabile (sono indifeso, non posso ricevere aiuto).
DP EVITANTE. Il Disturbo Evitante di Personalità (DEP) è un disturbo di personalità caratterizzato dal timore eccessivo della disapprovazione, della critica e dell’esclusione da parte degli altri. E’ riscontrabile una condizione di preminente “disagio e ansia sociale” ed una marcata tendenza a svolgere una vita routinaria che ponga questi soggetti al riparo dai potenziali rischi costituiti dalla novità. Per poter vivere sensazioni positive e gratificanti, anche se momentanee, gli evitanti coltivano interessi ed attività solitarie (es. musica, lettura, chat). Il ritiro sociale, sebbene protegga la persona dall’esporsi e dallo sperimentare il malessere dell’inferiorità, del senso di inadeguatezza, del senso di esclusione conduce, alla fine, ad una esistenza priva di stimoli, triste, con un visibile senso di vuoto. L’umore depresso o le crisi di panico sono le motivazioni che possono spingere il soggetto a richiedere un intervento psicologico. L’abbassamento del tono umorale può diventare molto serio e sfociare, addirittura, in idee di suicidio.